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Seduta infuocata in Regione Sicilia: approvata norma taglia auto blu

Redazione by Redazione
30 Aprile 2013
in Politica
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Crocetta attacca su Termini Imerese: “Sono pronto a protestare in piazza”

Passa in finanziaria una norma che taglia le auto blu in Sicilia e ne limita l’utilizzo. Esulta il Movimento Cinque stelle che aveva concordato l’emendamento col governo Crocetta, appena approvato dall’Assemblea regionale. La norma vieta il possesso e l’utilizzo di auto di rappresentanza ”alle societa’ regionali, alle societa’ partecipate dalla Regione siciliana a prevalente capitale pubblico, alle agenzie regionali, alle aziende regionali, alle aziende sanitarie e ospedaliere”.

Maggioranza a rischio rottura in Sicilia. Il governatore Rosario Crocetta si sente ‘tradito’ da Partito democratico e Unione di centro, dopo che la notte tra il 29 e il 30 aprlie, all’Assemblea regionale impegnata nell’esame della manovra finanziaria, è passato un emendamento che assegna 700 mila euro al corpo dei vigili urbani di Messina.
Una norma voluta da un gruppo di parlamentari messinesi che, secondo il presidente della Regione, non rientrava nel patto tra maggioranza e opposizione sancito per spianare la strada alla legge di stabilità entro il 30 aprile, ultimo giorno utile per varare la manovra (scade l’esercizio provvisorio) e scongiurare il commissariamento.

NO A EMENDAMENTI PRO-DEPUTATO. L’accordo, ha spiegato Crocetta, era quello di evitare la presentazione in aula di emendamenti «pro-deputato», norme che rappresentassero interessi di parte legati a bacini elettorali dei singoli parlamentari.
E invece, nel cuore dei lavori d’aula, è spuntato l’emendamento sostenuto da quattro deputati (tre del Pd e uno dei Drs, gruppo che sostiene il governo) e votato in aula, seppure con una correzione in corsa grazie a un sub-emendamento dei 5 stelle che ha ridotto da 1,2 milioni a 700 mila euro il contributo alla «emergenza traffico» nella città dello Stretto.

CLIMA INFIAMMATO IN SALA. Ma il caso ormai era innescato. Il clima a sala d’Ercole si è infiammato di colpo. Nicola D’Agostino (Unione di centro) per primo ha gridato al «tradimento» degli accordi, poi è stata un’escalation di tensione tra deputati. E in coda una decina di emendamenti, tutti di tipo localistico che avrebbero messo a serio rischio l’intera manovra.
A quel punto Crocetta ha accusato Pd e Udc di non sapere gestire i propri deputati e ha parlato di norme che in realtà sono veri e propri «aiuti di Stato».

«Tutto questo è inammissibile, non lo consento», ha urlato in aula il governatore. «Siamo in parlamento per approvare norme di carattere generale che riguardano i siciliani e non provvedimenti su misura di bacini elettorali dei singoli deputati», ha detto Crocetta fuori dall’aula.
«A questo punto penso proprio che presenterò una apposito disegno di legge per mettere un po’ d’ordine a questo andazzo». I toni esasperati in aula hanno costretto il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone (Udc), a sospendere i lavori e ad aggiornarli alla mattina seguente.

CORSA CONTRO IL TEMPO. Ma è una corsa contro il tempo, sono ancora tante le norme da esaminare, tra cui quella che riguarda i precari ex Pip, oltre 3 mila persone che per tutta la giornata hanno tenuto sotto assedio il Palazzo durante i lavori parlamentari.
Probabilmente Crocetta prima di tornare in Assemblea potrebbe pretendere un chiarimento dalla sua maggioranza.
Quando ha lasciato Palazzo dei Normanni, il governatore era furioso e scuro in volto. Per la prima volta dall’inizio della legislatura s’è scontrato con le dinamiche che contraddistinguono l’Ars soprattutto quando c’è da approvare la finanziaria, dove le risorse sono poche e gli appetiti tanti.

POCHI SOLDI IN CASSA. La Regione ha pochi soldi in cassa, nel fondo globale per finanziarie leggi di spesa da qui alla fine dell’anno non ci sono più di 10-15 milioni di euro.
E la finanziaria, allora, rappresenta una delle poche chance per i deputati di dare risposte ai territori. Di fronte ci sono due metodi contrapposti: da un lato la ‘rivoluzione’ di Crocetta che pensa a misure generaliste, dall’altro la legittima aspirazione dei parlamentari di rispondere alle aspettative che giungono dalle realtà locali.
«Anch’io avrei potuto presentare emendamenti per Gela o per Ribera», ha tuonato il presidente della Regione, «ma non è questo l’obiettivo del mio governo. Deve essere chiaro a tutti».

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